Quando le belve arriveranno di Alfredo Palomba

Quando le Belve Arriveranno (Wojtek 2022) è un romanzo che ferisce, che quando sembra offrirci finalmente una svolta, un cambiamento in positivo, in realtá dipinge un quadro ancora piú lugubre e grottesco. O forse, grazie ad un finale aperto, ci offre la possibilità di leggere le ultime decisioni del narratore come un cambiamento reale. Uscire fuori da un circolo vizioso che ci vede condannare un modus vivendi per poi appoggiarlo tacitamente.
L’ambientazione della storia è un paese di provincia nel nord Italia animato da personaggi che sembrano tutti senza una vera via d’uscita. Se quello da cui si scappa è un’esistenza vuota, martoriata e sfruttata solo per guadagnare da vivere, la strada per allontanarsi è la vera tragedia. Voler fuggire da un empasse emotivo ma dover subire umiliazioni, isolamento ed essere artefici di azioni crudeli creano una condizione di difficile superamento.
Forse potremmo guardare a Quando le Belve Arriveranno come un viaggio all’interno di questo sentimento claustrofobico e pervasivo. Il nostro cicerone è un personaggio avvilito, stanco e che si trascina da un giorno all’altro facendo da professore di sostegno a Haochen, uno studente di origine cinese tetraplegico. Ma allo stesso tempo, anche se non lo ammette mai apertamente, il protagonista cela ancora una spinta a connettersi con chi lo circonda, anche se in dei modi spesso grotteschi e insinceri.

Il professore di provincia e il gangster della cenere

Il protagonista ricorda, per certi versi, Nick Carraway del Grande Gatsby, l’opera celebre di Fitzgerald. Il narratore si lascia guidare da curiosità mista a incuranza, che porta ad avallare comportamenti e persone che, se volessimo seguire la tassonomia di Quando Le Belve Arriveranno, potremmo definire barbare.
Carraway diventa un confidente e un aiutante di Gatsby, una figura eternamente in sospensione tra l’immaterialitá romanticizzata del sogno americano e la struttura fognaria che si districa nella sua anima da gangster e speculatore finanziario. Carraway ci racconta la storia di quest’uomo che lui stesso dice di ripugnare da un punto di vista ammaliato. E la malia sono le feste, il lusso, i sogni che animano un gangster che ha costruito un impero solo per conquistare una donna ricchissima.
Lo scabroso e la violenza vengono seppelliti da questo glittering world di fantasticherie, e nemmeno il mondo di cenere che collega città e periferia sembra smuovere Carraway dalla sua posizione ammirata.
In Quando le Belve Arriveranno, questa dimensione dorata è ripudiata e anzi, il tedio e lo squallore della vita quotidiana diventano gli unici elementi su cui si ferma l’attenzione del protagonista.
I sogni si intrufolano nel quotidiano per espanderlo, forse per dare un significato e un qualcosa a cui prestare attenzione in una landa desolata Eliottiana.
Ma la dimensione onirica – fortissima e che nel finale sfuma la realtá – invece di offrire uno spazio di escapismo è in realtá il luogo dove la brutalitá dell’esistenza abbandona la necessitá di organizzarsi in storie che esemplificano, che giustificano, che categorizzano e arriva a presentare scene simboliche abitate da belve, creature indifese e ricordi dolorosi.

Perché leggere Quando le Belve Arriveranno

Nonostante il compendio di gesti orribili, di violenze fisiche, verbali, ambientali, il romanzo di Alfredo Palomba si legge tutto d’un fiato. Che sia una spasmodica ricerca di una closure positiva o la maestria dell’autore, quest’opera coniuga dei temi in grado di farci sanguinare con una fluidità della pagina strabiliante. Lo stile rimane semplice mentre ci presenta in modo diretto e lucido una psiche in costante movimento, che sfuma i confini fra reale e irreale usando la lente d’ingrandimento della sofferenza umana.
Non a caso, l’opera di Palomba è stata candidata al Premio Strega 2022. E per la casa editrice pomiglianese Wojtek questa non è l’unica fonte di soddisfazione. In lizza anche È tardi! di Eduardo Savarese, di cui potete trovare una recensione qui.
La notizia, una volta che avrete letto il romanzo, non stupirá perché questa è un’opera che, al di lá della finalitá del premio letterario, merita di essere letta da un pubblico ampio, attento e che sia pronto ad accettarne la sfida.
E con queste parole non si vuole suscitare un sentimento “pubblicitario” ma un invito a confrontarsi con un’opera che ci pone davanti a un problema di difficile risoluzione.
La questione del libro potrebbe essere vista come la desolazione della provincia, che da ambiente fisico diventa una cifra spirituale, in quanto sembra configurarsi come il luogo dove ripetere le dinamiche del potere nazionale (razzismo, misoginia, homelessness, omicidi irrisolti, decadimento della fauna e della flora, mancanza di fondi e purtroppo molto altro) in modo acritico. La condizione risultante produce il clima di abbandono e squallore che poi intensificano l’amarezza di una vita spenta. Questi elementi si intersecano in uno spazio più ristretto e povero di risorse, dando vita a una questione che nessuno prova a scogliere.
Ma anche la periferia non è più solo un posto isolato, piccolo e arretrato. La connettività istantanea data da piattaforme come Youtube allargano gli orizzonti e portano questioni e posizioni problematiche da ogni angolo del mondo.
Tutta la sofferenza del romanzo viene proprio a concentrarsi nella stanza del narratore che si restringe ad ogni forte malessere vissuto. Tutte le forze negative e oppressive che questi riconosce mettono sotto pressione il suo spazio personale e intimo e sembrano chiedergli cosa farà davvero quando le belve arriveranno. O meglio, quando si troverà davanti a loro, mentre sbranano una preda.
In ultima istanza, questo romanzo posiziona il suo narratore davanti alla condizione di dover scegliere, per sé stesso e nessun’altro, quale sarà la sua reazione a tutto quello che vede, sente e lo anima mentre chiede lo stesso a noi.

L’autore

Alfredo Palomba (1985) è dottore di ricerca in Letterature comparate e docente nella scuola secondaria. Il suo primo romanzo, Teorie della comprensione profonda delle cose (Wojtek, 2019), è stato segnalato al Premio Italo Calvino 2017 e proposto per il Premio Strega 2020.
Il suo secondo romanzo, Quando Le Belve Arriveranno, è candidato al Premio Strega 2022.

 

ALESSANDRO DI PORZIO