“OPERACLASSICA”: LA DIVULGAZIONE DI SERENA AMATO
“Favorire l’avvicinamento di tutti al mondo dell’opera lirica e della musica classica”: è sulla base di questo assioma che prende vita il progetto “Operaclassica” di Serena Amato, un’iniziativa divulgativa indipendente che si concretizza in una febbrile attività di diffusione e promozione attraverso il suo canale YouTube, Facebook e Instagram. Fervente appassionata di lirica e classica, la Amato, assieme alla pubblicazione di reportage ed interviste relative al mondo musicale che sostiene con entusiasmo, propone diverse rubriche web finalizzate a presentare questi due generi, ancora ammantati da una certa aura di elitismo, come un patrimonio fruibile per tutti: tra queste, ad esempio, spicca per originalità e simpatia “Cooking with Operaclassica”, dove lei stessa, mentre prepara dei gustosi dolci, illustra la storia e le curiosità intorno ad una data composizione. La creatrice del progetto “Operaclassica”, oltre a curare la rassegna stampa di teatri prestigiosi come il San Carlo di Napoli e il Teatro dell’Opera di Roma, collabora inoltre con la rivista argentina Eco Italiano e la radio argentina Comites Rosario.
Mosse di Seppia ha avuto l’opportunità di intervistare la Amato, a cui va il caloroso ringraziamento della redazione.

Come si è avvicinata al mondo dell’opera lirica e della musica classica?
Non riesco ad identificare il momento esatto in cui è nata la mia passione per l’opera lirica e la musica classica perché, a dire il vero, penso mi accompagnino da sempre, ma ricordo chiaramente il mio primo approccio a questo mondo durante i primi anni dell’università: allora, pur non frequentando lezioni di musica presso il mio ateneo, orientato maggiormente verso antropologia e spettacolo, decisi, motivata dalla mia passione, di seguire un corso extracurricolare di storia della musica. Il docente che teneva le lezioni, constatato il mio amore per l’opera, mi suggerì di vedere qualche spettacolo al San Carlo di Napoli. La prima volta fu un’esperienza traumatica: si inscenava “Elegia per giovani amanti” di Hans Werner Henze su libretto inglese di W. H. Auden e Chester Kallman, un’opera moderna che, in realtà, non mi piacque. Il professore, intuita la mia inclinazione verso gusti operistici più classici, mi incoraggiò quindi a riprovare con “La traviata” di Giuseppe Verdi, libretto di Francesco Maria Piave: fu subito amore al San Carlo! Ad oggi questo capolavoro resta la mia opera preferita.
La musica non mi ha mai abbandonato: ricordo un giorno in cui, assieme a mio padre, stavo andando a rilegare la mia tesi di laurea. Passammo nei pressi del conservatorio San Pietro a Majella di Napoli, dove, per tutto il percorso, fummo accompagnati dalla dolce musica di un violino. Fu lì che mio padre esclamò: “Cara Serena, secondo me la musica ti accompagnerà per tutta la vita”.
E fino ad oggi così è stato.

La musica classica e l’opera costituiscono un longevo e articolato panorama artistico ammantato da un’aura elitaria di complessità, virtuosismo e raffinatezza: sulla base dell’esperienza delle sue preziose iniziative divulgative, crede che quest’immagine d’elitismo sia un fenomeno puramente italiano o riguardi un contesto socio-culturale più ampio? Crede che, prescindendo dal “de gustibus non disputandum est“, vi siano veri e propri pregiudizi attorno a queste espressioni musicali?
Quando si pensa all’opera, la si associa in automatico ad una nicchia culturale: vige infatti il preconcetto che questa musica sia esclusiva di un ristretto gruppo di intellettuali e borghesi. La dimensione emotiva dei personaggi dell’opera, tuttavia, è universale: questi ultimi provano amore, gelosia, dolore, rimpianto, speranza; sentimenti che trascendono l’estrazione sociale.
Oggi Internet facilita l’accesso alle informazioni relative al mondo della classica e dell’opera, che, potenzialmente, possono arrivare a tutti, ma soltanto se c’è volontà di approcciarle: la maggior parte degli italiani preferisce, infatti, generi percepiti più vicini rispetto all’opera e alla musica classica. Qui manca, inoltre, un adeguato sostegno dall’alto alla promozione di questo settore culturale, che, proprio per questa negligenza, resta appannaggio dell’elite e vive del ricordo del suo glorioso passato musicale. Sono quindi disinteresse e potere elitario alla base di questa distanza tra la gente e la musica classica in Italia.
All’estero, da quanto raccontatomi, le cose sono ben diverse: in Germania, Austria e Russia, la musica è vissuta come parte della quotidianità ed è una materia scolastica con una dignità pari alle altre. Vi è rispetto per il cantante d’opera e il musicista, considerate professioni a tutti gli effetti, e gli eventi operistici e di musica classica costituiscono un circuito economico fruttuoso e di espressione emotiva orizzontale e democratica. In Italia, invece, ho spesso la sensazione che si anteponga il profitto alla passione per il teatro: pare che si voglia a tutti i costi preservare l’immobilismo elitario imperante per salvaguardare lo status quo di prestigio che questa realtà musicale rappresenta. Proporre sconti ai giovani non è sufficiente: non serve se le mentalità dirigenziali restano elitarie.

Artisti pop come Il Volo e numerose band rock (Emerson, Lake & Palmer, King Crimson) e metal (Nightwish, Luca Turilli’s Rhapsody) hanno, chi più chi meno, adottato elementi sinfonici e voci liriche per il proprio linguaggio artistico. Qual è la sua visione in merito a tali contaminazioni? Crede che possano favorire l’avvicinamento dell’utente medio all’opera classica vera e propria?
È innegabile che esista una certa connessione tra musica classica, rock e metal: quest’ultimo, in particolare, è molto legato a compositori come Bach, Paganini, Mozart, Liszt e Wagner, elemento che caratterizza i sottogeneri del symphonic metal, che si accosta alla musica classica, e dell’operatic metal, che invece si rivolge all’opera lirica. Il soprano lirico Tarja Turunen (ex cantante dei Nightwish, n.d.r) è un esempio celebre dell’interazione tra canto lirico metal sinfonico, sodalizio incarnato da band come Nightwish, Epica e Within Temptation. Ciononostante, la presenza di elementi classici nella musica popolare non è limitata soltanto a questi generi energici: Walt Disney, ad esempio, ha spesso strutturato le sue animazioni seguendo schemi operistici o sinfonici. L’animazione di “Fantasia” (1940), film musicale Disney per antonomasia, è accompagnata da un repertorio classico diretto dal maestro Leopold Stokowski ed eseguito dall’Orchestra di Filadelfia. Ritornando al rock e al metal, ritengo che il loro ascolto non favorisca l’avvicinamento dell’utente medio all’opera classica per due ragioni. Primo punto: i frammenti di musica classica usati nei fraseggi metal e rock sono rielaborazioni: gli autori classici, amalgamati così bene al testo, risultano difficili da identificare all’ascoltatore medio. Secondo punto: chi ascolta rock e metal ha interesse per quel prodotto così com’è, adora la costruzione del brano attraverso quel linguaggio e difficilmente, anche perché spesso non lo sa, si interessa a ricercare la composizione originale classica. Il miglior approccio, secondo me, è quindi ascoltare le opere originali degli autori.

Se qualcuno volesse approcciare la vasta galassia della musica classica e dell’opera lirica, da esperta, da quali ascolti consiglierebbe di iniziare?
Se non si ha alcuna esperienza di teatro d’opera e di concerti di musica classica, per quanto concerne il primo, consiglierei La Cenerentola e Il barbiere di Siviglia di Rossini, “Il matrimonio segreto” di Cimarosa, L’elisir d’amore di Donizetti, Gli stivaletti di Čajkovskij e Il flauto magico di Mozart. Tra i brani di classica proporrei Mozart, Vivaldi e Beethoven; per il balletto “La bella addormentata” e Lo schiaccianoci di Čajkovskij.

C’è un’opera a cui è particolarmente legata?
Certamente: sono molto legata alla Traviata di Verdi. È stata la primissima opera che ho visto: fu nel lontano 2000, in tv. “La traviata” mi ha fatto innamorare della lirica: è un capolavoro che offre un vivido affresco delle dinamiche sociali e della mentalità di un’epoca passata, un’opera che ci invita a riflettere sul presente. Ho avuto il piacere di vederla eseguita in varie occasioni, sia in televisione che dal vivo, ed è in grado di regalarmi sempre nuove emozioni e spunti di riflessione.

 

                                                                               PASQUALE SBRIZZI