ARMONIE

Sotto il segno del Sestante: “Gravità Zero” e il collettivo NaDir/Napoli Direzione Opposta
I fraseggi esplosivi dell’underground ritornano a scuotere le vecchie mura dello Scugnizzo Liberato con la prima data della quinta edizione di “Gravità Zero”, rassegna musicale targata NaDir/Napoli Direzione Opposta che si svolgerà, tra febbraio e maggio, nella cornice del laboratorio di mutuo soccorso di Salita Pontecorvo, 46: la sera del 26 del mese scorso ha visto esibirsi i BIRD, i Diamarte e i Fuoricasa presso la sala teatrale “Eduardo de Filippo” dell’ex carcere minorile “Filangieri”, uno spettacolo energico la cui realizzazione è stata possibile grazie all’impegno e alla dedizione dei militanti del “collettivo del Sestante”, che, da diversi anni, contribuisce ad irrorare dal basso il capoluogo campano di nuova linfa culturale.
La nostra rivista ha avuto il grande piacere di intervistare Giulia Follo, Michele Campanella e Achille Pignatelli, tutti e tre attivisti di NaDir, che hanno accettato con entusiasmo e simpatia di rispondere alle nostre domande.

“Gravità Zero”: come nasce il nome di questa rassegna? E quali sono i suoi obiettivi?
Michele: “Gravità Zero” nasce per fornire uno spazio d’espressione dignitoso ai musicisti emergenti nel contesto di una Napoli dove, negli ultimi anni, le opportunità di suonare dal vivo si sono progressivamente ridotte, tendenza anche esacerbatasi a causa della pandemia. Ciò non significa, però, che la voglia di suonare dal vivo sia calata, anzi, l’opposto: abbiamo ricevuto più di cinquanta richieste di partecipazione per “Gravità Zero”, segnale palese di un underground tutt’altro che passivo o tramortito. L’obiettivo della nostra rassegna è quello di dar voce ad artisti appartenenti a nicchie musicali poco considerate dal mercato, offrendo a questi ultimi, contemporaneamente, mezzi, strumenti e competenze professionali: numerosi membri del nostro Collettivo sono infatti lavoratori dell’arte e tecnici esperti, assolutamente in grado di assicurare un’esperienza live di qualità.

Achille: “Esattamente come con il nome “Nadir”, ci siamo ispirati alla volta celeste per quello della rassegna. A gravità zero, infatti, tutti i corpi galleggiano allo stesso modo, metafora a cui siamo molto fedeli: ogni tecnico e/o artista è infatti trattato con equanimità, indipendentemente dalla sua fama e dalla sua importanza. È una concezione che fa parte del discorso politico-sociale di egualitarismo e orizzontalità che sosteniamo da ormai sei anni.

Cosa, escluse le ovvie differenze strutturali ed ontologiche, distingue un’iniziativa come “Gravità Zero” da un evento musicale qualsiasi?
Michele: “Innanzitutto, una differenza fondamentale risiede nell’obiettivo che “Gravità Zero” si prefigge rispetto ad un evento musicale standard: portare alla luce degli elementi dell’underground che il mercato, in funzione delle sue finalità lucrative, tende a sottovalutare.”

Giulia: “Un’altra differenza sostanziale consiste nello spazio. La rassegna prende forma nel contesto dello Scugnizzo Liberato, una realtà occupata improntata su uno spirito comunitario e solidale: “Gravità Zero” ne accoglie quindi il linguaggio politico e sociale, ponendosi così al di fuori del circuito commerciale.”
Il nome del vostro collettivo riprende la parola di origine araba “nadir”, termine astronomico che designa l’opposto dello zenit: una metafora che sintetizza la vostra attitudine a percorrere direzioni contrarie alle logiche capitalistiche del mercato.

In che modo, secondo voi, gli standard del mercato influenzano le opportunità di espressione delle band emergenti?
Giulia: “Sono standard che pesano in modo significativo, dato che il mondo della musica è fortemente condizionato dalle necessità del mercato: un artista esordiente che non può permettersi una buona produzione e promozione ha enormi difficoltà a farsi notare. Pare si possa percepire una vera e propria spaccatura per quanto riguarda il settore degli spettacoli dal vivo, spezzato in una dicotomia che vede contrapposti gli eventi degli emergenti e i concerti dei big: noi cerchiamo di collocarci nel mezzo, mettendo a disposizione un palco e le nostre competenze affinché anche coloro che sono ai margini possano far sentire la propria voce.”

Avete ulteriori progetti musicali per questo 2022?
Michele: “C’è molto fermento al tavolo di programmazione, e non solo per quanto riguarda le attività musicali. Oltre alle date successive di “Gravità Zero” (12 marzo, 9 aprile e 28 maggio), infatti, abbiamo già dato vita ad un cineforum che speriamo di poter trasformare in un’iniziativa a cadenza fissa. Poi c’è lo “UÉ Fest”, festival dedicato a fumetto, illustrazione e stampa, con il consueto appuntamento musicale “UÉ Sona”.

Dopo una lunga fase di interruzione dei concerti e degli eventi dal vivo a causa della pandemia di COVID-19, come ci si sente a riproporre un’iniziativa dinamica e giovanile come “Gravità Zero?”
Giulia: “Dopo l’interruzione delle attività tra dicembre e gennaio, poter riprendere con la pianificazione degli eventi è senza alcun dubbio entusiasmante: vedere i nostri progetti prendere forma, con tutta la passione che impieghiamo nel realizzarli e l’impegno profuso nella loro organizzazione, è molto appagante per noi.”

Achille: “Noi siamo diventati un collettivo dopo la prima edizione del “NaDir Festival” (2015 n.d.r.): l’organizzazione e la fruizione di concerti come questi, oltre a costituire un momento significativo e prezioso di aggregazione, rappresentano quindi qualcosa di più per noi: è la nostra storia, la nostra essenza. Siamo tutti emozionati e felici per questo nuovo inizio.”

 

INTERVISTA DI PASQUALE SBRIZZI