Non ci sono due persone al mondo che potrebbero definire letteratura nello stesso modo.Per molti, questo potrebbe essere un punto a sfavore. Eppure, ci sono luoghi e momenti in cui questo diventa l'assioma più importante e fertile di tutti. Uno di questi è stato proprio il Festival della Letteratura Indipendente Pomigliano d'Arco.

Lo spirito del FLIP mira a costruire sulla base dei lettori delle librerie Wojtek e Mio Nonno è Michelangelo e della rivista Una Banda di Cefali una comunità nazionale (e in futuro internazionale) di appassionati ed esperti del settore. La prima prova del festival ha dimostrato che è possibile essere sia decentrati che interessanti e rilevanti.

Ad esempio, nell’incontro sullo stato dell’editoria indipendente in Italia – che ha visti coinvolti gli editori NN, SEM, Polidoro, Cliquot e Leonardo Luccone di Oblique Studio con moderatore Lucio Leone- ci sono state conversazioni orizzontali e disincantate su cosa significa essere un editore indipendente.
Tutte le riflessioni sembrano passare per un punto che è avere una forte identità costruita tramite una lunga e continua ricerca di lavori da pubblicare. Ma non è una ricerca astratta o di stile.
Già solo nel linguaggio, alcune parole chiave sono state: fisicità, presente, immediatezza, artigianalità. L’editoria indipendente insegue il senso dell’attualità per rifare le certezze, incarnando uno spirito artistico-letterario con la propria sfida imprenditoriale.
Identificare una casa editrice che possa essere interessata al tipo di manoscritto, interfacciarsi con agenzie letterarie e rispettare “ lo spirito sovversivo dell’opera” per evitare di rovinarlo con l’editorialese – come osservato da Luccone- sono alcuni dei consigli più utili per chi mira alla pubblicazione.

Di seguito una breve intervista ai tre organizzatori – Fabio D’Angelo, Maria Carmela Polisi e Ciro Marino.

Qual è l’aspetto che ti rende più orgoglioso/a del FLIP?
F.DA “Che si sia creata una comunità letteraria. L’idea nasce da lì, far camminare tutte le entità che costituiscono la filiera della letteratura indipendente insieme, portarle in giro per la città con noi, come amici.
Volevamo vedere il libro fuori dalla libreria, e abbiamo rilanciato portandoci tutta la filiera; Pomigliano ci è sembrato il luogo perfetto. Mi ha inorgoglito molto anche vedere i due grandi nomi, Richterova e Moresco, appassionarsi ai libri presentati. Una lezione di modestia e amore per la letteratura.”

M.P. “ Le collaborazioni che sono nate tra le due librerie, il blog letterario, le famiglie che ci hanno sostenuto. Non è scontato. E poi aver portato autori e illustratori che fin ad ora abbiamo visto solo on-line per le strade di Pomigliano, con la possibilità di prendere un caffè con chiunque e parlarci.
La letteratura e l’arte a servizio delle persone. C’è necessità che in famiglia si capisca che prendersi cura dei bambini è anche esporli a questa bellezza.”

C.M. “Aver perseguito le nostre idee. Tenere tutti gli ospiti per i tre i giorni del festival, ad esempio, ha creato una rete di connessioni che ha reso il FLIP un punto d’incontro da cui sono già partite collaborazioni e scambi orizzontali fra scrittori, scrittrici e case editrici. La sensazione di tutti i partecipanti è di un evento dove ognuno ha aggiunto qualcosa.
Tutto questo mantenendo alta la qualità letteraria.”

Credi che il FLIP abbia lanciato un messaggio? Se sì, quale?
F. DA. “Il primo è la possibilità di fare eventi importanti da Roma in giù – e nemmeno in un grande centro-, a differenza di quel che pensiamo. Il secondo è che la comunità letteraria è grandissima e vuole luoghi ed eventi dove incontrarsi per fare gruppo, conoscere altri appassionati e ricevere nuovi spunti.”

M.P. “Che con la giusta volontà è possibile realizzare la bellezza e farla arrivare a tutti. Ottieni un piacere che viene da tante persone diverse, che fanno diventare Pomigliano un luogo di cultura. La maggioranza degli eventi sono state presentazioni di libri ed albi, e la partecipazione è stata alta.
Questo dimostra che parlare di libri sia importante e sentito, una necessità che vogliamo riprenderci.
Vorremmo che nella prossima edizione il FLIP si radicasse ancora di più nel tessuto cittadino sia come partecipazione fisica che come momento per riflettere su cosa viene raccontata come realtà.
Abbiamo parlato dei Treni della Felicità, un momento storico spesso sconosciuto. Se Viola Ardone non avesse pubblicato Il Treno dei Bambini, probabilmente non se ne parlerebbe oggi. Quell’accoglienza andrebbe raccontata per capire cosa non stiamo facendo noi adesso. ‘Amo gli indipendenti’ come sottotitolo al FLIP -pensando ad Odio gli indifferenti– per indicare una libertà e individualità di pensiero che ci lega senza escluderci.”

C.M. “Non era nostra intenzione lanciare un messaggio, ma se devo identificarne uno è che ci sono molti lettori forti che vogliono avere luoghi dove potersi incontrare ed essere sicuri della qualità della proposta. Noi ne eravamo già consapevoli grazie al lavoro con le nostre due librerie.”

Qual è l’evento che ti è piaciuto di più come spettatore?
F.DA. “Due. Il primo con Domenico Berbicato, per un legame affettivo. È stato il mio primo datore di lavoro e vederlo raccontare la sua storia mi ha commosso. E poi l’evento con Diego Caiazzo, il poeta di Pomigliano d’Arco: dargli spazio è stato un piacere enorme per me. Vedere Antonio Moresco chiedergli l’autografo è stato bellissimo.”

M.P. “Tutto il FLIP, in realtà. Li ho adorati tutti. Tognolini che ha infervorato gli animi di adulti e bambini, Aristarco e Marco Somà che hanno parlato di temi importanti come la morte o la vicenda di Stefano Cucchi – che vede una donna fortissima, Ilaria Cucchi, combattere e vincere contro uno Stato che non era Stato. Non possiamo e non dobbiamo nascondere ai bambini temi come gli abusi di potere, il pericolo della dipendenza e molto altro: è parte della realtà e ci entrano in contatto comunque. Potrei anche parlarti del magnifico lavoro svolto da Antonello Saiz. Non so sceglierne uno.”

C.M. “Tra i momenti più intensi direi sicuramente i cinque minuti di standing ovation per la Richterova. Lei era commossa e onestamente anche io mi sono emozionato molto, perché si sentiva che aveva colpito e stupito tutti i presenti. Un altro da ricordare è l’evento poetico che ha visto Vincenzo Orefice, appena ventenne, e Diego Caiazzo, un emblema della città, fianco a fianco. Più in generale, gli eventi sull’editoria indipendente e le riviste letterarie li ho seguiti con molta attenzione.
Quasi ti direi tutti, per via della grande partecipazione e dell’affetto mostrato. È come se il FLIP fosse stato un unico grande evento.”

L’esperienza e il know-how degli organizzatori si sono espressi come cura per il dettaglio, attenzione alle necessità dei lettori e una visione ambiziosa: tutti elementi che potremmo usare per descrivere un romanzo d’esordio che dopo aver girato l’ultima pagina lascia quel desiderio di averne ancora.

Alessandro Di Porzio