Siamo in compagnia di Noemi Nagy, caporedattrice di lay0ut magazine presentata a Napoli il 6 ottobre presso la Libreria Ubik.

Noemi, quando e dall’idea di chi nasce questa rivista?
lay0ut è una realtà che nasce all’inizio del 2021: il momento è sicuramente significativo perché ci trovavamo ancora nel pieno di quella condizione di solitudine e spaesamento che bene o male abbiamo attraversato tutti nel corso degli ultimi anni.
Nasce concretamente su iniziativa di Demetrio Marra – ad oggi co-direttore della rivista, insieme a Dimitri Milleri –, ma anche più diffusamente dall’esigenza comune di avviare un dialogo e di creare qualcosa che sentivamo mancare. Un sentimento, credo, e un bisogno condivisi da tutte le persone che sono poi entrate a far parte del progetto: la volontà di reinstaurare un contatto, di dar vita a una
rinnovata progettualità, anche.
Diciamo però che poi nella realtà dei fatti a cogliere queste istanze e a prendersi la responsabilità di agire concretamente è stato Demetrio, che un bel giorno ha creato un gruppo Whatsapp, buttandoci dentro delle persone che conosceva, e annunciato che avremmo fatto questa cosa. E noi in buona sostanza gli abbiamo detto che c’eravamo.

lay0ut si esprime attraverso un doppio formato, cartaceo e web. In che modo i due supporti
fanno la differenza?
lay0ut è nato inizialmente come web magazine: come uno spazio online all’interno del quale abbiamo voluto darci la possibilità di sperimentare e avviare in maniera molto libera un discorso inclusivo, trasversale e non istituzionale sulla contemporaneità.
A un anno dalla nascita del progetto abbiamo poi deciso di stampare un cartaceo: perché? Per incoscienza, forse, o ci piace crederlo. Sicuramente poi anche per la fiducia accordataci dal nostro editore, Gabriel Del Sarto, di Industria & Letteratura. Ma in fondo credo soprattutto perché – constatato che eravamo sopravvissuti fino a quel momento e che tutto sommato stava funzionando – abbiamo assecondato l’esigenza sorta spontaneamente in ognuno di noi di sviluppare ulteriormente il progetto, di modellarlo in nuove forme.
Proprio per la spontaneità con la quale siamo arrivati a questo punto, il cartaceo si pone in assoluta continuità rispetto al percorso intrapreso fino a quel momento. Sia dal punto di vista contenutistico – oltre a dividersi, come il nostro sito, nelle tre sezioni di Discorsi, Traduzioni e Figure, il cartaceo riprende e amplia alcuni degli articoli maggiormente significativi già usciti online, accostandoli però a contenuti inediti –, sia dal punto di vista processuale: il nostro lavoro si vuole costruire anche su questo versante come un laboratorio continuo e sempre aperto.
A fare la differenza credo quindi che sia piuttosto questo: non tanto l’oggetto o il medium, quanto il metodo a partire dal quale ci muoviamo.

Descrivici da chi è composta la redazione.
Il Direttivo della rivista è attualmente composto da sei persone. Il ruolo di Direttore editoriale è diviso tra due figure: quella di Demetrio Marra – vice-direttore anche di «Birdmen Magazine» e autore della raccolta Riproduzioni in scala (Interno Poesia, 2019) – e quella di Dimitri Milleri, maestro in chitarra e autore di Sistemi (Interno Poesia, 2020). La direzione artistica è affidata a Martina Santurri, illustratrice, studiosa di arte contemporanea e digital communication, collaboratrice a sua volta di «Birdmen Magazine». Caporedattori siamo in tre: Bernardo Pacini, poeta e traduttore, autore recentemente di Fly mode (Amos Edizioni, 2020); Alberto Parisi, dottorando in Letterature Comparate ad Harvard; e poi ci sono io, dottoranda in Filologia moderna all’Università di Pavia. Questo è un po’ il nocciolo duro, quello che si riunisce una volta al mese su Zoom per decidere il da farsi. Poi abbiamo naturalmente numerosi redattori: da quelli che pubblicano con costanza, fino alle collaborazioni più sporadiche e occasionali. Il minimo comune denominatore è comunque quello della pluralità di persone e percorsi, il cui incontro si spera possa sempre generare un compromesso al rialzo.

Attualmente quali sono i canali di diffusione del vostro magazine?
Quello che proviamo a fare con lay0ut è essere pervasivi e in un certo modo anche un po’ ingombranti. Usiamo molto i social: i nostri profili Facebook – su cui rilanciamo gli articoli del sito – e Instagram, che è quello finora coltivato maggiormente; abbiamo poi aperto proprio in queste settimane un profilo su TikTok, con l’intenzione di sperimentare anche questo canale. L’idea è sempre quella di non limitarsi a sfruttare lo spazio digitale come un semplice contenitore, ma di indagarlo e percorrerlo attivamente, con un atto percettivo e creativo al contempo.
Poi c’è l’altro versante, quello cartaceo: il numero si può comprare online, ma anche in libreria e alle presentazioni. Soprattutto alle presentazioni, direi: all’interno di lay0ut siamo tutti animali abbastanza sociali e riteniamo importante instaurare un contatto diretto e sempre informale con le persone che ci seguono. Ci piace creare occasioni di incontro e spendiamo non poche energie su questo fronte.

lay0ut magazine approda a Napoli in una presentazione con il nostro periodico. Ci auguriamo sempre che noi riviste possiamo diventare un luogo fisico di scambio, dove il virtuale è al servizio di una realtà ricca di storie. Nei vostri progetti futuri includete la possibilità di organizzare altre presentazioni e appuntamenti con i vostri lettori?
In continuità con la risposta precedente: assolutamente sì. Stiamo chiudendo in realtà proprio in questo periodo un ciclo di presentazioni piuttosto fitto, durante il quale abbiamo portato in giro il numero cartaceo un po’ per tutta Italia, e non solo. Questo primo “tour” – le cui tappe hanno sempre voluto essere più feste che presentazioni frontali – ci ha permesso innanzitutto di avere un riscontro concreto da parte delle persone che ci leggono o conoscono online, ma anche e forse soprattutto di creare con loro un legame comunitario.
Diciamo quindi che ci troviamo in questo momento al punto conclusivo di un percorso, che però – inutile dirlo – rappresenta per noi anche il momento di una ripartenza: siamo già al lavoro sui progetti per il nuovo anno e non vediamo l’ora di portarli nel mondo.

Ringraziamo Noemi Nagy per l’amichevole collaborazione.

 

ANNALISA DAVIDE