Morte di un pennuto.

Giorgio Banchelli era il nuovo Leonardo Da Vinci. O quasi. Un genio assoluto, la comunità scientifica era unanime su questo; noi però non lo amavamo. Era molto esigente e impaziente, anche se non teneva materialmente uno scudiscio in mano quando lavorava a un progetto, c’era sempre uno scudiscio nella sua voce. E adesso stava parlando del nuovo progetto che lo ossessionava, e ossessionava tutti noi.
«Eccoci qua! Lo scopo è di far evolvere una nazione. Metteremo un limite di tempo a questa evoluzione: il tempo che un proiettile di fucile impiega a percorrere 4 km. Anzi, metterò questa nazione dentro il proiettile, e la sparerò».
«Giorgio, vedi le cose in termini troppo umani,» osservò il filosofo Filip Costa Daverio «nazioni che possono appena essere intuite con un microscopio elettronico non possono definirsi tali».
«Se sono composte di milioni d’individui della stessa specie e sono viventi, per me è sufficiente» replicò il Banchelli. «Sparerò a quel balestruccio guercio che avete infelicemente adottato come mascotte del laboratorio. Che colpisca o no l’uccello, il proiettile andrà a schiacciarsi contro quella parete di roccia dall'altra parte della valle, a 4 km da qui, distruggendo sé stesso e la nazione che ci ho messo dentro. Lo farà, a meno che gli individui di quella nazione non acquistino coscienza, sviluppino una loro tecnologia, la applichino per controllare il proiettile, evitando la distruzione contro la roccia, e ritornino qui per indagare sulla loro origine. Il tutto nel giro di due secondi e mezzo. Non è un compito impossibile».
«La gelatina reagente certe volte reagisce con sorprendente rapidità,» ammise il bio-ingegnere Enzo Paola Turci «ma la maggior parte delle volte non reagisce per niente. E comunque è irrazionale riferirsi a un piccolo globulo come a una nazione».
«No, è solo buon senso, cosa che fra i presenti solo io sembro possedere» tagliò corto lui. Esperto in ogni campo della mente, fisico, chimico e matematico impareggiabile, il “quasi” Leonardo Da Vinci onestamente non era all’altezza del suo predecessore come artista e umanista. Componeva musica inascoltabile, dipingeva quadri grotteschi, volgari, fastidiosi, anche se la sua serie delle astronavi cainite era molto quotata. Aveva scritto parecchi libri, ma la sua “Nuova Fisica per la scuola Media” era stata ritirata dalla circolazione. Insegnava la Fisica per mezzo di una mitologia tutta sua. E il suo “Libro non per tutti” … non era per tutti. Adesso Banchelli con le sue dita tozze stava infilando un globulo invisibile di sindrome molecolare attiva in un buco microscopico praticato nella testa di piombo del proiettile da fucile.
«Andate, amici cari! La vostra storia e il vostro destino iniziano in questo istante. Questo è l’inizio della vostra Età eroica!»
«Aspetta almeno che abbiano sviluppato una coscienza per motivarli, Giorgio» commentò con una punta di sarcasmo l’astrofisica Milly Carducci, ricevendo in cambio un’occhiataccia torva dal Genio di Empoli. Ignaro del suo destino, il balestruccio, un povero uccello migratore malconcio e privo di un occhio, se ne stava appollaiato sul trespolo, legato a esso con un filo di micro-nylon, a circa 150 metri dal gruppo. Banchelli prese il fucile, lo sollevò all’altezza della spalla, tolse la sicura, prese la mira e stava per piegare il dito intorno al grilletto.
«Fermati Giorgio!» esclamò il programmatore Oliver De Palma, detto “Ollio”.
«Non c’è nessun bisogno di uccidere il nostro balestruccio per verificare le tue bizzarre teorie! Potresti tranquillamente andare a sparare al poligono di tiro, dove ti alleni tutte le mattine». Accortosi che Banchelli non lo stava nemmeno ascoltando, De Palma provò ad avventarsi su di lui, ma fu immobilizzato dalle fide guardie del
corpo.
«La prima cosa che farò, è di sparare a quell’uccello triste, ma la più importante sarà di porre un regno vivente davanti a una scelta: inventare o perire. Scommetto che inventerà».
Detto questo, il Genio rivolse uno strano sorriso alla sua consorte, Alessia Marcuse; poi premette il grilletto e centrò nell’occhio sano il balestruccio, che cadde a terra senza fare rumore. Dopo un intervallo di circa due secondi qualcosa colpì lui nell’occhio destro e gli trapassò il cranio. Lo uccise anche. Alessia Marcuse svenne e si accasciò silenziosamente, proprio come il balestruccio. Invece Banchelli era ancora in piedi; non cadde, e non abbassò nemmeno il fucile. Era in stato catatonico, apparentemente non respirava. Aveva ancora quell’espressione soddisfatta sul viso, nonostante il foro nella testa, da cui si poteva intravedere il trespolo.
«No, c’est pas possible! É successo qualcosa fuori dal tempo! Non è vero!» sussurrò con voce tremante Jean-Luc Go-Kart, assistente del neo-defunto.
«Deciderà il medico legale quello che è vero» disse brusco l’avvocato Santi
Licheni. «Eccotelo lì!»
Ancheggiando, la dottoressa Ilona Stiller si appropinquò a quella specie di statua, e, dopo averla squadrata da capo a piedi, concluse: «É morto. Si è irrigidito così in fretta che non è caduto. Ha ancora il dito sul grilletto, non gli state davanti. É una cosa rara, ma l’ho vista già due volte nella mia carriera». Nel mentre Alessia Marcuse si stava riavendo, grazie al soccorso prestatole dal suo massaggiatore di fiducia, Ermanno Holmes.
«Lei mente, dottoressa Stiller!» disse improvvisamente Banchelli, riemerso dalla catalessi ma ancora immobile. «Una cosa del genere non è mai successa, e non è successa neanche stavolta. Non guardatemi così amici, mi volevate morto?» Alessia Marcuse svenne nuovamente. Il perforato proseguì: «Non conoscete il paradosso del tempo non trascorso? É una proprietà delle società piccolissime. Ci sarà di grande aiuto in futuro!»
«Ti odio Gio!» sibilò la sua amante, Rihanna Magnani. «Ma è successoo! E il medico legale era qui!»
«E adesso non c’è più!» rispose con tono divertito lo scienziato «Non puoi nemmeno dire che era qui, perché non esiste il passato nel tempo non trascorso. Certo non sto bene Rihanna, si vede!»
«Perché hai fatto tutto questo?» lo interrogò isterico il suo maestro di
pianoforte Igor Stravizi.
«Per la gioia della scoperta, per l’effetto drammatico, e per far fuori quell’uccello guercio che portava rogna ai miei esperimenti. La gelatina reattiva ha creato una nazione capace di inventare a velocità atomica. Ponetele qualsiasi problema e lo risolverà! Le possibilità sono infinite!»
«É dura accettare che anche la polvere è capace di inventare» disse scuotendo la
testa l’antropologa Virna Leasing. «Ovvia, cercheremo di approfittarne. Però ci vorrà un nuovo genere di gente per farlo».
«C’è già, Virna. E sono già all’opera,» ghignò Banchelli «sono coloro che hanno letto la mia “Nuova Fisica per la scuola media” o che hanno comprato i miei quadri.
Hanno riacquisito la memoria razziale dei discendenti di Caino, 8.000 anni di evoluzione parallela, condensati. Essi hanno accumulato una quantità spaventosa di materiale onirico proveniente da entità a livello sub-molecolare, ed è roba assolutamente grottesca. Le loro configurazioni mitiche non possono neppure essere concepite nella geometria umana attuale. Sono totalmente diverse. Questi studenti hanno già fondato una setta e il loro totem è il Balestruccio con un occhio solo! La profezia si è avverata!»

Mauro Reperto