2021
Cari, io invecchierò un giorno prima di morire.
Ho visto come la mente deteriora.
Dentro di me il male non sarà vento, che pulisce e disordina.
Avrò gli occhi aperti sino al buio, non farò male.
I conti saranno andati.
Il tragitto non sceglierà per me.
Tutto resterà perfetto.
E se qualcosa verrà in mia assenza, non punterò il dito.
In fretta, e in silenzio, vivrò resuscitato.

2019
Tu che dal dove guardi,
esisto, mi senti?
Ascolta il silenzio nel cuore che batte,
gli applausi per la vita.
Non dirmi tutto ho ancora da capire.
Volo.
Volo e sogno di te, del tuo viso.
Quanto tempo ho perso.
Rinascerò nei limiti, frantumando il mio essere
restituendoti le frasi prese.
Allora planerò solitario buttando a terra i petali rossi
Che mi hanno leso le vene, ordinando sollievi e dimore sante.

2020
Il tempo di ora cupo, solitario
le fasi del giorno stantie ma io ricordo, ricordo?
Passato è il tempo, quel tempo.x
Gli anni quanti?
Ieri oggi ora.
Che bello pensarti all’improvviso, quasi lo volevi, lo aspettavi.
Non sarà mai lo stesso questo giorno, eppure per poco ci ha provato.
Chiedo perdono, ho mancato, ma l’odierno è piatto e mi rende vago.
Tu hai il posto assegnato dentro, ora accomodati fai quello che vuoi.
Io posso sino alle lacrime?

1994
Ed ora che mi accorgo del ventre tuo allargato
dei sottili e frequenti malesseri

ti penso donna di una bimba mia.
Quando seduta ti scorgo a pensare
ricordo il mondo che ci ha voluto unire
e tutto passa troppo lento, tutto si misura a giorni
e infinite ululanti ore.
Per tanti è il modo di porsi alla materna gioia
per noi è tutto nuovo e preoccupante.
Non ti voglio veder soffrire,
non sopporto gli acerbi lamenti che mi danno dolore.
Sei tu che entri ed esci dai miei pensieri
nell’arco sinistrato dei giorni
che mi dividono dal tuo sguardo,
dal tuo sonnolento ondeggiare
e mutevole torpore.
Non posso legarmi al tuo corpo per costringerlo a farmi del male
non posso guardarla negli occhi per capirla e poterle parlare
ma fisso con il pensiero, vedendola piccola e immatura
assopita, rannicchiata
anche lei ci vorrà parlare, capire, domandare:
Chi siete? Cosa sono io per voi? Che cosa siete voi per me? Che cosa c’è là fuori?
Quando mi farete uscire? Quando mi farete giocare? Quando vi potrò accarezzare?
E lei soffre per noi
e io soffro per te
tu soffri per lei
e noi soffriamo tra noi.

1982
Non riuscirò a dimenarmi più a guardare il cielo con il cuore e trovare parole
per far rivivere il mare.
Quel brusco odio per un amore fa sgorgare poche ispirazioni dal mio cuore.
Lento ed intristito passa il fruscio dalla finestra che guarda il mondo
ed intanto lurido serpeggia in me l’insano desiderio di dire, basta alla vita squallida che passa, basta al sospirato edema colpevole di farmi stare troppo serio.
Mi sento uno strano perspicace che sta solo e tace che non vuole affrontare la vita perché non dà il vero amore e spappola fedi idilliache, oscene, infauste ma dolci, molto dolci.
Il tutto dà un frenetico barcollare a noi, che faccia per faccia, guardiamo solo il mare, rimanendo indifferenti per un nudo integrale, per un fatto così normale.
Dall’alto della chiesa in cui mi sposerò, immagino tavole, inchini, sospiri, preghiere,
il quotato fabbisogno di una giovane cretina che si ostina a chiamarmi amore che si sforza nel darmi del tu, con le lacrime che le cadono, tinte di blu.