Lo zoo

Ti hanno lasciato camminare in tondo,
la bava ciondolante, gli occhi assenti
in apparenza, a schiacciare tra le scapole
la fronte che non pensa, percepisce.

Hai visto il mondo: al di là delle sbarre,
un’altra vita. Annusata la brezza
di quella che hai capito libertà,
hai guardato affamata la promessa
dei giorni, resistito
al tuo essere spettacolo.

Sotto le zampe:
non c’è orma sul cemento, non c’è forma
sotto la paglia, un tempo fresca. Viva,
non hai più alcun ricordo,  incombusta,
non le  foreste che ti hanno covato
ma solo gli occhi che ti hanno forgiato
e gli anni infiniti.

Ti hanno mostrato il banchetto imbandito
condito con le risa
di chi ti ha visitato:
l’infantile meraviglia
nello zoo, come solo di chi
ti può ammirare. Poi nutrita,
ma sempre un po’ di meno,
della tua soddisfazione.

Quanto potere, giovane, hai di dentro!
Come affrontarne la forza – non sai
se ancora radice – che scava.

Non sei la bestia che gli altri ricordano:
non sei la foresta,
non profumi di selva,
seppure, mai libera,
un giorno hai scoperto
la gabbia essere aperta.

Arrogante d’osceno, ora
sei fuori:
eri stanca d’attendere
e vuoi solo mangiare.

Precedente agli dei
Precedente agli dei, il tuo guardare,
lì dove ora la storia è nuda e scopre,
sulla terra che brucia, ti sei alzato
antico, in un istante aperto come
una porta sul tempo, una chiatta
sul flusso senza vele, a luce tenue,
quando solo il divino, nel silenzio
percepito – al riparo dallo specchio –
esiste e non le chiese, non i libri
e a parlare era il canto, a cantare
il corpo, a cibarsi ogni pianeta
attraverso la bocca tua affamata,
osservasti la forma, comprendendo
il suo mutare in altro, mentre uguale
la casa dove giochi, non svanisce,
si imperla nell’incenso, proteggendo
nel suo profumo i semi, ti nutristi
hai fame, il dono è questo,
un fiume senza foce è sempre mare,
lo sapevi, lo sai perché il tuo sguardo
è un canto, il tuo passo una risposta,
il tuo torace il tempio, uguale al vento
debole, come il chicco piccolo sei
(che dentro ha tutto il resto), mentre l’ombra
ti ascolta e gli elementi, appena complici
suoi, si intrecciano dentro torri, troni
e regge sconosciute all’architetto,
lo vedi e sei futuro, la radice
non vuole alcun martirio, alcuna croce,
muore il despota e tutta la sua corte
cola ora (in quel momento)
oro dal tuo naso,
vino dal costato
e guardi passo passo il tuo destino
che non comanda, esegue la scrittura
del tuo viaggio, che solo andando dice

ed ora certo sai,
ormai hai capito
da quale luogo vieni
e che come una radice è la presenza.

Gli animali
Gli animali sono dappertutto.
Camminano per strada,
brucano tra i cespugli,
frugano tra i binari della metro.

Li puoi trovare giù nel bar a bere
faccia a faccia, pacifici,
con le anime dei vivi.

Li puoi vedere dondolarsi ai rami,
stendersi sui tettucci delle macchine
e farsi la toilette oppure, pigri,
su di un fianco, la testa sollevata,
mettersi al sole sui tetti di tegole.

Mi domando chi sia
il padrone che li ha lasciati andare;
così buffi, con code serpentine
e gli occhi tondi e attenti …

Sembra giochino coi pensieri altrui
come ranocchio e mosca,
come gatto e farfalla …

Sembra come se non ci fosse un fine …
Gli animali sono dappertutto.
Si muovono e non vanno in nessun luogo…