CORPO
Al corpo che mi contiene,
per troppo tempo sottoposto ad un
irreale
parametro di giudizio.
Alle mie gambe,
non lunghe ne’ lisce,
che hanno sopportato le fatiche
di lunghi tragitti
fatti per seguire il cuore.
Al mio ventre,
futuro portatore di vita;
ai miei fianchi poco curvilinei
e al cibo che vi si accomoda.
Al mio petto,
casa di tutte le mie emozioni,
instabile all’inizio
punto di partenza d’ogni lacrima.
Ai miei occhi,
che non hanno ancora pianto abbastanza
che hanno integrato in me la bellezza di fuori
che mi hanno resa insicura
per la loro offuscata visione panoramica.
Alla mia pelle,
testimone dei tuoi baci
sopravvissuta alle mie crisi
ai miei tentativi di strapparmela
e ricucirmela migliore;
alle smagliature amiche del mare
alle cicatrici dell’acne.
Alla mia altezza,
che mi ha sempre fatta sentire troppo piccola
in un mondo di cose grandi,
cose grandi che potevo dominare solo con la parola;
Ai miei capelli,
che come me rifiutano ogni imposizione
scuri e ricci
motivo di scherno da bambina;
ad ogni mio riccio
costretto a diventare liscio
per la tua incapacità d’apprezzarmi
ribelle com’ero.
Alle mie mani,
sfioratrici di volti, cuori e libri
e che portano addosso
i calli d’una passione necessaria.
Al mio seno,
troppo grande ed inadeguato
distrazione per i maschi,
ossessione della vecchiaia.
Alla mia mente,
che mi ha portata lontano
facendomi amare ogni imperfezione,
scostandomi da una realtà di apparenza.
———————
Puro sangue
tra le mie cosce
e tra l’immagine di te che me le stringi,
ci affondi le dita
io non sono per i vertici.
Le mie parole, dici
sono formiche sul foglio
piccole e numerose
fitti formicai di insicurezze.
Come loro, anche io mi sento
formica
dinnanzi a te
che continui, noncurante
a calpestare l’erba e i fiori.
Stolto.
Non capisci che anche quella è vita?
Non capisci che è quello il mio cuore?

 

LO SGUARDO DA LONTANO E DA VICINO
Lo sguardo
da lontano e da vicino
titolo di un libro di terra incendiata
Tacito e Sofocle
euripidee memorie.
Sono nata laddove la sabbia
sahariana, dorata, lucente
non fa parte del mare
ma dell’aria che respiro
in granelli di fuliggine e grigio
grigio vapore, grigio torpore
grigio anche l’amore
che non riesco più a provare
e tace nel deserto di solitudine e noia
e continua ricerca
ricerca
di chi si stringe e non si cerca
di chi finge ogni certezza
perché a riconoscere ogni colpevolezza
ci spinge all’arrendevolezza
di una vita in realtà acerba
che costringe ogni meninge
ad accartocciarsi su se’ stessa
un nodo cinge la laringe
e mai mi stanco di dire
che ci sono ancora
cose di cui ho paura.
Sono proiettata verso un tempo che non esiste
un futuro che mi opprime
un passato che mi perseguita
un presente che non mi merita,
in un’epoca che è la mia
ma che non sento come tale
per il rifuggire naturale
da ciò a cui apparteniamo con certezza
nel villaggio globale.
Nel villaggio globale
villaggio d’Europa
sogno di argentee città
dove i muri sono papiri e si sormontano con le parole
di chi ha come sola ricchezza la sua unica prole.
Mi stendo, nuda, adesso al sole
che non c’è perché è sera
o forse, sono io che non lo vedo
e giro giro giro giro girasole
guarda Amore!
C’è Terra, lì, lontano
lo sguardo
da vicino ti vedo
un futuro insieme nel villaggio globale
dai muri di papiro
e umanità astrale.