Gioventù
Vi auguro di non nascere
Di ignorare viscere e cordoni
Di seppellire i padri
E di rendere serve le madri

Vi auguro di allontanare le inibizioni del sangue
Il bastone degli antenati
Le catene dei morti
E le tombe di chi crede

Slanciatevi giù
Dove le vene scorrono
E le voci cessano.

Nascita
Nasciamo in una dichiarazione di sottomissione

Se il vecchio spacca le porte,
il muro non cade, ma
di polvere vive la stanza.

Mi dissanguerò
così da conciliare
l’asfalto.

Anatema IV
Se un filo
mi conducesse altrove
tenendomi le spalle larghe
e il mento in su
Se un filo
lo facesse,
lo seguirei
Ma questa fune punta in basso.

Ciclo
Vendono caramelle fuori al cimitero
Cariano i denti dei morti

Quando rubai a mamma
Non ci fu dolce nella carne.

Sotto
Capii si potesse afferrare il bastone
del padrone senza però rivoltarglielo
Ma quando il bastone mi privò
del fiato e con lui dell’attesa,
credetti a mio nonno
che del bastone accettava il vegetare.

Ricambio
Veniamo dai morti
lasciamo meno dello spreco che
otteniamo.

Sostenere
Guado il crollare
cedendo ai lembi

È il paradosso secondo cui
nulla potrà essere
quel che non fu

E allora doniamo i piedi
alle mani dei morti
che li stringano contorcendoli

È quando non reggiamo la fatica
del tendere il piede in punta
che dai polpastrelli al tallone
ci è tolto l’equilibrio

Che siano la barba di un vecchio
e il velo piangente della madre
a soffocarci innalzandoli.