VENEZIA A NAPOLI: IL CINEMA ESTESO OLTRE LA CITTÀ
«Il mio lavoro come operatrice culturale e produttrice ha sempre avuto come fondamentale obiettivo quello di portare alla luce temi e creare consapevolezze.» Con queste parole di Antonella Di Nocera, direttrice del Festival Venezia a Napoli. Il cinema esteso, diamo il benvenuto dal 25 al 30 ottobre alla XII edizione della rassegna di film e incontri che porta il grande cinema non solo nel centro della grande città.

La scelta di un Festival che si allarga alle periferie e che è in contemporanea di fronte a realtà sociali ed abitative diverse è una grande sfida, ormai peculiare di Venezia a Napoli; cosa spinse lei ed il suo team a scegliere questa modalità?
Il festival si chiama “Venezia a Napoli. Il cinema esteso”: il termine “esteso” qui ricopre un doppio ruolo: la rassegna è estesa, perché porta a Napoli i grandi film internazionali e perché si espande su tutto il territorio campano. Il nostro obiettivo è stato fin dal principio quello di portare il cinema non soltanto nel centro, ma in diversi luoghi delle periferie di Napoli e poi della Campania, per creare inclusione e non concentrare ogni attività solo all’area metropolitana.

Quest’anno si estenderà anche oltre Napoli e la sua periferia arrivando ad Avellino. L’obiettivo per il prossimo anno potrebbe essere quello di includere altre città campane?
L’anno scorso le sale dislocate sul territorio campano era otto, quest’anno sono diventate dieci, quindi, certo, il prossimo anno il numero potrebbe aumentare e potremmo raggiungere altre città, ce lo auguriamo. Ma dipende ovviamente dalle risorse finanziarie in campo.

Nel suo lavoro il rapporto con il territorio ha tanti significati. La risposta del pubblico però occupa un posto speciale nel nell’organizzazione degli eventi dal vivo. A partire dalla prima edizione in che modo è cambiata questa risposta e quali sono gli ostacoli che dovuto superare per costruire un rapporto con gli spettatori e partecipanti?
Esiste un pubblico affezionato, che è quello che vive il cinema anche al di fuori della rassegna e non è difficile da conquistare offrendogli un’ampia selezione di film in anteprima direttamente dalla Mostra di Venezia, programma che convince anche i più scettici. Cerchiamo, poi, di tutelare gli studenti, consentendo loro di partecipare gratuitamente alle proiezioni del cinema Astra dell’Istituto Francese tramite accredito. Il nostro ostacolo maggiore è non avere una sala stabile per le rassegne culturali del cinema. Questo evento sopravvive miracolosamente perché l’Astra è anche un’aula per la Federico II, che consente di viverla anche come sala di cinema in questa ed altre occasioni.

Il cinema grazie al festival diviene strumento di abbattimento dei pregiudizi, soprattutto nelle periferie. La sua, insieme a Parallelo 41 produzioni, è stata anche una forma di “protesta” verso questi pregiudizi?
Il cinema serve anche ad abbattere i pregiudizi, lo sono le opere artistiche a mio parere.
Quest’anno abbiamo diversi film dedicati alle discriminazioni di genere, come Anhell69 del giovanissimo Theo Montoya sulla comunità queer di Medellín in Colombia o Eismeyer di David Wagner in cui la ghettizzazione degli omossessuali è centrale nell’arma francese. Il mio lavoro come operatrice culturale e produttrice ha sempre avuto come fondamentale obiettivo quello di portare alla luce temi e creare consapevolezze. Una rassegna come la nostra, valorizzando le opere e l’incontro con gli autori, va certamente in questa direzione.

Parallelo produzioni ormai è attiva da 20 anni, l’organico è composto totalmente da donne, crede che il successo delle attività sia dovuto anche a questa scelta?
Fare bene il proprio lavoro, portare avanti con cura degli obiettivi non è un problema di genere. Sicuramente le donne fanno squadra. Credo che per me sia molto importante che le mie collaboratrici siano giovani e possano aprire nuovi orizzonti. La società è stata fondata da me nel 2002, ma negli ultimi anni il loro apporto è divenuto fondamentale ed anche loro sono cresciute professionalmente nella compagine.

Dal 2021 è stato istituito il premio Autrici Under 40 dedicato a Valentina Pendici, regista di grande talento prematuramente scomparsa. Quanto è importante valorizzare le registe, sceneggiatrici, montatrici, considerando che l’industria cinematografica è ancora prevalentemente maschile?
I lavori femminili necessitano di un occhio attento e scevro da qualsiasi pregiudizio. Valentina Pedicini era in grado, attraverso i suoi lavori, prettamente crudi, realistici, a tratti cinici a prendere per mano lo spettatore e proiettarlo direttamente nella scena. Il premio l’abbiamo creato proprio per valorizzare quei talenti di cui stiamo parlando e le cose cambieranno.

Non vediamo l’ora di poter scoprire insieme la rassegna di quest’anno oltre che gli incontri, dove vige una comunicazione diretta con il pubblico in sala che potrà avere un confronto con gli ospiti. Può accennare a qualche novità assoluta tra gli incontri di questa edizione?
Gli appuntamenti di questa XII edizione, come delle precedenti, rappresentano per la maggior parte delle novità assolute. Portiamo in sala i film di Venezia non ancora distribuiti o che non avranno mai distribuzione. Sono 20 i Paesi che andranno sul grande schermo, abbiamo in anteprima nazionale il Leone D’Oro The beauty and the bloodshed di Laura Poitras, Vera Gemma ospite per il film Vera di Tizza Covi e Rainer Frimmel, Premio Orizzonti per la miglior regia e la miglior attrice, le vincitrici del Premio Pedicini l’inglese Georgia Oakley con Blue Jean e la ceca Cristina Groçan con Ordinaryfailures, Cyril Leuthy e il suo omaggio a Godard con Godard seul le cinéma, Mario Canale che riporta il pubblico indietro nel tempo, dal ’63 al ’79, con Era Roma e ancora Salvatore Mereu con la toccante storia di Bentu, poi in esclusiva The Nature l’ultima opera dell’armeno Artavazd Pelechian che torna sul grande schermo dopo 27 anni. Marcia su Roma di Mark Cousin per il centenario dalla marcia su Roma e il focus sul documentario con Christian Carmosino Mereu che torna al cinema raccontando la storia recente e complessa del Burkina Faso con Il paese delle persone integre e Fred Wiseman che, invece, dopo 50 documentari propone il suo primo film di fiction Un couple, poi Greta De Lazzaris e Jacopo Quadri che portano il loro Siamo qui per provare, un film che sfocia nel teatro, e l’anteprima di Eismayer di David Wagner, il film vincitore del Gran Premio Settimana Internazionale della Critica di Venezia. Due eventi speciali con ospiti racchiudono tutto questo: in apertura con Enrico Ghezzi, maestro che ci ha insegnato a guardare e frammentare le visioni, a cercare una lingua altra dentro le immagini, e in chiusura con Abel Ferrara che sarà presente in sala insieme a Maurizio Braucci per il film Padre Pio.  Due serate che incorniciano una narrazione sul cinema che, nel nostro piccolo, cerchiamo ogni anno di regalare al pubblico di Napoli.

Tutti i dettagli sulla programmazione del Festival Venezia a Napoli. Il cinema esteso sono visibili
sul sito veneziaanapoli.it

 

                                                                               FRANCESCA MATARESE