In questo secondo incontro, la rubrica SegnaLibrai intervista la libreria LibriDO di Via Nilo.Tra le strade strette e piovose di una Napoli autunnale, scorgiamo le sue vetrate illuminate e veniamo abbracciati dalla sua veste mitologica e creativa che riscalda la nostra anima umida. Questa creatura fanciullesca ci pone in contatto con la figura timida ma eclettica di Roberto, un libraio sui generis in grado di introdurci nelle tortuose vie dell’editoria con sguardo lucido e al contempo trasognato. L’incontro si apre all’insegna del destino, più ci addentriamo nella storia della libreria, più scoviamo il suo carattere magico, la sua identità ibrida e ospitale. Quest’intervista è fedelmente ispirata alla poliedricità del luogo con cui siamo entrati in contatto, è l’intreccio di più archi narrativi, un’intervista racconto che cerca di coniugare il carattere prosastico e tecnico con il dialogo amichevole e stimolante.

 SECONDA PARTE

Cosa pensi del panorama editoriale soprattutto nel campo dell’illustrazione? E come si riflette su di voi?
“Quel che noto ultimamente è una predilezione per la contaminazione e un incremento di librerie e case editrici per l’infanzia. Molti scrittori si stanno lanciando nel campo delle illustrazioni, un po' forse perché è molto papabile sul mercato, un po’perché è una nuova forma d’arte. Ci sono scrittori italiani come Michele Serra che chiamano illustratori affermati e contaminano la loro scrittura con le immagini. L’ibridazione è quindi evidente. Ricordo, ad esempio, che venne premiato Shaun Tan che vinse nella sezione miglior libro di illustrazione, miglior albo a fumetti e altre svariate categorie. Questo mi fece capire che non esiste necessariamente una monolitica categorizzazione ma che il concetto di illustrazione, di scrittura e più nello specifico di libro è molto fluido. Questo discorso mi interessa particolarmente perché spesso mi innervosisco quando cercano di categorizzare un libro che vendiamo o quando ci definiscono soltanto come libreria per bambini, non perché mi dispiaccia ma perché sento di essere molto di più.”

Per quanto riguarda l’incremento di case editrici e librerie per l’infanzia, cosa puoi dirci?
“In generale, chiedere a me come si fanno le librerie per bambini è un errore perché non voglio dire di essere l’antitesi del libraio ma mi ci avvicino. Per quanto io non sappia ben definire come funzionino precisamente le cose, noto questa forte apertura di librerie e case editrici per l’infanzia che insieme alla Fiera del libro, operano un continuo rinnovo. Le librerie adesso non sono solo librerie ma rivestono il ruolo di agglomerati di iniziative come laboratori per bambini e presentazioni libri. In Campania, a Telese, c’è Controvento, creatura di una delle libraie più fighe in assoluto che ha aperto questa libreria molto grande e ben studiata.
Dopo aver lavorato per anni a Milano, è tornata a Telese e ha saputo dividere perfettamente la libreria, ha organizzato gruppi di lettura per tutte le età su argomenti come il femminismo e la politica. Cinque anni fa inventarono il premio per la libreria per bambini più bella d’Italia (il mondo dell’editoria per l’infanzia ha molti premi: Andersen, Strega) e lei vinse. Fui felicissimo perché riuscì a portare un premio del genere in Campania, vincendo “contro” molte librerie del nord più quotate e sicure di vincere. Librai o case editrici del nord credono che non ci sia spazio per noi e che il primato spetti loro (a Milano dicono spesso: perché si
fanno libri sotto Roma?). Contrapporre a questa concezione un premio vinto in Campania è una grande soddisfazione. Lei per me è un modello a cui ispirarsi perché ha ben compreso la necessità di coinvolgere le persone nei progetti, cosa che Amazon non può offrirti. È quello che cerchiamo di fare nel nostro piccolo anche noi. I clienti ci consigliano e rendono partecipi, ci aggiornano sulle novità. È chiaro, quindi, che sono i clienti a fare la libreria.”

Il nome LibriDO ha una storia? Che scopo vi ponete?
“Era evidentemente forte questa idea della contaminazione ma se dovessi entrare nei fatti più succulenti della nostra storia, quando aprimmo quindici anni fa, ci trovavamo su una spiaggia di Procida in compagnia di alcuni nostri amici e ascoltando le nostre idee, una mia amica propose questo gioco di parole che condusse poi anche alla realizzazione del logo.
Lo scopo che ci poniamo, banalmente, è sopravvivere. La libreria da sola va ed è un mistero. Spesso mi chiedo come facciamo ad arrivare a fine mese e a continuare. Non ho consigli perché non me lo spiego, intorno a me ci sono tante altre realtà forti e io non sono bravo con la pubblicità, anzi, oserei dire che sono la persona meno attiva nell’ambito della pubblicazione di me stesso e del mio lavoro. Non so dire come si resiste. Ogni fine mese per noi è un po’un incubo e spesso accadono cose (positive o controverse, dipende dai punti di vista) che complicano il nostro lavoro come l’apertura delle biblioteche pubbliche che richiede con grande difficoltà burocratica ed economica, un contributo. Post covid hanno deciso di finanziarle. Per noi librai indipendenti non è per forza una grande cosa. Le biblioteche devono comprare soltanto dai piccoli librai ma per comprare da noi, il piccolo libraio deve essere iscritto al MEPA, deve avere tutto in ordine col comune di Napoli, portare il certificato penale etc. La metà dei miei colleghi non lo fa, perché è costretta a impelagarsi in beghe burocratiche complesse e lunghe che comportano costi economici e non solo. Noi ci siamo riusciti però e qualche biblioteca ci ha fatto qualche ordine e questo ci ha portato beneficio. La libreria va perché è il libro ad andare. È un mistero ma resistiamo”.

È difficile seguire un ordine dei pensieri quando si ha così tanto da dire e così tanto da scoprire. Mentre parliamo, ci perdiamo in analogie, ci soffermiamo a guardare libri a sfogliare pagine illustrate. Roberto consiglia, porge tra le mani più che libri, opere d’arte e generosamente, insegna, soddisfa la curiosità, racconta. Tocchiamo con mano libri serigrafati, pagine in rilievo simili a tessuti, di cui siamo invogliati a sentirne l’odore, a perderci tra i cataloghi nascosti di case editrici semi sconosciute ai più o di recente fondazione. Continuiamo ad innamorarci della cura con cui questi libri vengono creati, a soffermarci sul colore e la carta, sulla grafica e la maestria degli illustratori. Costantemente le domande si disperdono per essere sostituite da un colloquio amichevole o essere interrotte dall’entrata di nuovi clienti. “Avete visto come funziona la vita in libreria?” dice Roberto prima di proseguire nel suo racconto.

Parlando di rapporti umani: Come nasce la Rete LIRE?
È nata perché ci vogliamo bene, uscivamo tutti insieme dopo lavoro e un giorno fummo chiamati da Cecilia e Fabiano, la parte più strong e politica del gruppo. Loro sanno benissimo come muoversi, hanno una grande umanità ed educazione, tant’è che quando aprirono, andarono a parlare con tutti i librai (cosa che feci anche io e che ritengo essenziale). Da questo incontro, si è delineato già quello che sarebbe stato il progetto futuro della RETE LIRE, perché è lì che ci dicemmo disponibili per qualsiasi consiglio o aiuto. Ovviamente hanno poi proseguito per la loro strada, compiendo il loro cammino. Sono più giovani e liberi, conoscono tante cose e sono stati in grado di coinvolgere professori dell’Orientale e attivisti. Questo all’inizio era il mio sogno poi in me qualcosa è cambiato ma in loro vedo quel sogno e stanno riuscendo a realizzarlo. Un giorno ci chiamarono per dirci di essere stati contattati per partecipare alla fiera del libro (città libro di Napoli) e che desideravano partecipare sull’esempio di altre città. Volevano creare degli stand delle librerie come a Torino.
All’incontro andammo noi quattro perché ci conoscevamo e vedevamo spesso e l’intento era quello di fare un appello a tutte le librerie. Noi (io, Giancarlo di Dante e Descartes e Alfonso di Perditempo) eravamo più scettici e incattiviti perché per anni avevamo visto le cose come andavamo, come stesse morendo il mondo
dell’editoria a Napoli. L’idea di associarci a coloro che per noi rappresentavano l’antimateria non ci
allettava. Questo sistema, in realtà, è molto presente in altre città italiane ma a Napoli è eclatante perché non ci sono molte realtà editoriali nazionali e soprattutto c’è una dispersione, ben tre fiere del libro in guerra tra loro che non ti chiamano, non ti considerano. Gli editori fanno un lavoro molto auto riferito e il comune di
Napoli organizza cose e non ci informa. Tutto questo mi procura una profonda acrimonia. Quando ci risposero picche e divenne improbabile associarci a coloro che noi guardavamo con ritrosia, decidemmo di fare noi la fiera. Cecilia e Fabiano sono la parte giovane di Lire, mentre pensano a una cosa, la stanno già facendo. Noi vediamo questo sistema da un altro punto di vista, forse più rancoroso e meno energico ma ci convincemmo. Sul modello della fiera del libro (si chiamava L’Altro Libro e vendeva solo libri anarchici e politici) che Alfonso teneva anni fa, una vera e propria festa, concorrenziale a Galassia Gutenberg, decidemmo di creare la nostra fiera e stilammo un programma corposo, intessemmo contatti seppur da inesperti per creare, per assurdo, la quarta fiera del libro di Napoli. Tentammo prima di essere frenati dal lockdown. Cominciammo a sentirci via skype, creando la RETE LIRE (Librerie indipendenti in relazione) e mantenendo la pagina per gli acquisti online. Post lockdown, siamo entrati nel vivo della funzione della rete.
C’è stata la questione dello spazio pubblico a pagamento quando dovevamo presentare il libro di Forgione che fa perfettamente capire come agisce il comune di Napoli. LIRE diventa una rete necessaria perché vogliamo far capire che esistiamo e che sappiamo vendere. Mi piace farne parte e ognuno di noi ha un ruolo. Giancarlo, ad esempio, ha una cultura eccezionale e un ottimo carattere, si muove in continuità con suo padre Raimondo e anche in antitesi. Raimondo incarna la struttura portante di un’azienda nata e cresciuta da sola, solida e in grado di evolversi e trasformarsi nel tempo fino a divenire anche una casa editrice. Il modo di agire di Raimondo è un modello a cui guardo con ammirazione, necessario in una realtà come Napoli perché ha creato dal nulla e si è fortificato per difendersi senza perdere la curiosità e l’interesse per ciò che lo circonda. La Rete Lire serva anche a questo, fortificarsi e imparare a difendersi dagli squali o da coloro interessati solo al profitto e alla pubblicità. Noi quattro diverse realtà ci compensiamo e amalgamiamo. È difficile definire come resista la libreria indipendente e soprattutto le case editrici indipendenti. Sono domande su cui ci interroghiamo spesso.”

Come riuscirci allora?
Quello che spesso non viene capito dal comune di Napoli o da altri è che è necessario costruire, anche se lentamente, invece di puntare solo alla vuota pubblicizzazione. Quando La Gluck (edita da Dante e Descartes) vinse il premio Nobel per la poesia, fu una vittoria per tutti noi ma gli squali sapevano vedere solo la vittoria e non il duro lavoro dietro quella vittoria. È necessario allora non arrendersi a questo stato di cose e procedere, dandosi non solo un’identità ma puntando su ciò che noi riteniamo valido e importante. Oltre questo, è necessario instaurare rapporti diretti. Le grandi reti distributive come Messaggerie o Fastbook
(relazioni che ho interrotto) puntano ad un sistema completamente opposto. Per me qui si delinea un’assurdità, divenuta concreta quando parlai con Stefano Traiola, promotore di Feltrinelli. Mi disse che dieci anni fa le librerie indipendenti come Guida fallirono perché seguirono l’esempio di Feltrinelli, Mondadori in quella logica dello sconto. Fallirono perché mancava loro quella potenza di fuoco. Nel tempo poi sono cambiati anche i guadagni. Vendere alla grande distribuzione, significa fare continui sconti e cedere a questa logica oppressiva e inutile. In realtà i libri si vendono ma non arrivano dove devono arrivare perché devono riempire lo scaffale delle novità ed essere immediatamente sostituiti. Noi vendiamo libri ma paradossalmente, non riusciamo ad acquistarli. L’assurdità sta proprio nel fatto che appena escono le novità, hanno già uno sconto del 15% e a me questa cosa appare svilente perché suggerisce una sfiducia di partenza.
Noi cerchiamo di resistere a questa logica, mostrarne le crepe.”

Hai qualche suggerimento di libro ibrido da offrirci?
“Consiglierei Terraneo di Marino Amodio e Vincenzo Del Vecchio editi da Gallucci Editore. La storia traendo ispirazione da “Le città invisibili” di Calvino narra, attraverso illustrazioni, delle città costiere, terre in origine circondate dal mare di cui dà una descrizione antropomorfica. Questi due ragazzi hanno abitato per anni a Via Nilo e venivano spesso nella mia libreria, acquistavano libri assurdi di illustrazione e scrittura.
Hanno vinto il primo premio in un concorso internazionale tenutosi in Spagna e sono stati pubblicati. Gallucci ha poi acquistato i diritti. Li nomino perché ritengo il loro libro validissimo e li considero bravissimi, sono la mia grande soddisfazione. Inoltre siamo molto legati. Scelsero, infatti, di presentare il loro libro qui e credo che questo mostri come si costruiscono percorsi e rapporti.”

Prima di salutarci, Roberto dice “Non so se siamo stati bravi ma è stato piacevole”. Ed è vero, ce ne andiamo, ancora avvinti dai misteri dell’editoria ma felici di aver scovato la sua trama ibrida, di esser stati accolti dal suo racconto di vita quotidiana costruito sulla curiosità e sugli incontri. La sua figura anticonvenzionale di libraio ci ha accompagnati tra gli scaffali e ci ha mostrato gli innesti, le infinite sfaccettature di un mondo in divenire, contaminato e mai uguale a sé stesso.
La libreria LibriDO si muove seguendo l’estetica del libro, non soltanto come prodotto e contenuto ma in quanto pura e lampante arte che pagina dopo pagina, risucchia in un vortice di emozioni. Coniugandosi in un’unica figura, Roberto e Manola sanno puntare al cuore del libro, si intarsiano fino diventare un modello di indipendenza e forza. L’intreccio delle loro due essenze, diverse ma compatibili dirige alla perfezione quest’ibridazione e mostra il perfetto funzionamento della loro creatura e l’ideale quanto meravigliosa essenza del mondo che desiderano preservare, un mondo che può benissimo essere pensato e realizzato anche a sud di Roma.

Sabrina Cerino

Ph. Maura Marino